San Pietroburgo – Gennaio 2010

(Magnificat anima mea Nihil)

Voglio odorare
Il sapore celeste del ferro
Voglio vedere
Il profumo sanguigno del fuoco
Esiste lo so
Non tutti possono
Tendendo le braccia
Afferrare la sorte
Schiaffeggiarle la faccia
Renderla solida ed obbediente
Renderla tenera, incandescente
A ja Ljublju SSSR
A ja Ljublju SSSR
Il fuoco di un cuore
Che incendia la mente
Può fondere il gelo
Del marmo: bollente!
Onoro il braccio
Che muove il telaio
Onoro la forza
Che muove l’acciaio
Esiste lo so
A ja Ljublju SSSR
A ja Ljublju SSSR

Saint Petersburg - Aurora Cruiser - On 25 October 1917, the refusal of an order for the Aurora to take to sea sparked the October Revolution. At 9.45 p.m. on that date, a blank shot from her forecastle gun signalled the start of the assault on the Winter Palace - In1908, the cruiser cooperated also in the international operation to care for the survivors of the earthquake of Messina.

Grazie Giovanni,
ho l’erba e voglio e do l’aggiunta e alle volte mi fermo quando voglio.
Voglio odorare, voglio guardare, ma come posso?
Pay attention.
Even in such days the walls can hear and silly free speeches can lead to predation.
Keep silence, don’t wear any smile, apples should be tasteful.
Dimmelo tu Giovanni,
come posso,
al momento mi basterebbero quattro righe sul mio breve soggiorno pietroburghese del Gennaio 2010.
(Giovanni si chiama anche mio padre, che è un po’ incazzato e c’ha le sue buone ragioni.)
Sono passati dieci mesi, minchia zio fa’, dieci mesi: conto il tempo con le lancette su un braccio e il sistema di riferimento sull’altro, scrivo oggi su tutte le pagine di tutte le agende, tengo una folla con cui ci mungiamo scambievolmente, ho anche fatto un giretto sui balcani da Belgrado a Sarajevo, passando per Pristina e Podgoriza, la vecchia Titograd, mi spacca il basso dell’amico tuo, Giovanni, ottomila watt, tengo immagini femminili meravigliose e tengo pure una ducati tutta nera come le magliette mie.
Eh sì Giovanni, chiedi a ’77 se non sai come si fa, chiedi ai comunisti, che loro sì che l’amore lo sanno praticare, hanno bisogno di coccole specifiche, peccato che al vilipendio delle parole sia seguito quello delle categorie e così è come se non ci fossimo più.
Sì Giovanni, è un dato di fatto, a Stalingrado non passano.
Sì Giovanni, osare la confusione, il cielo è sopra è sotto, ci si può solo perdere.
Eh sì Giovanni, io alla linea ci morirò fedele, anche se non c’è, ma è la mia, in spalletta sui giganti, che in realtà sono tanti piccoletti uno sopra l’altro.
E mi vengono a dire fedele alla linea, va beh, Giovanni, ascolto radio Kabul e ti leggo dritto dritto da questo taccuino (so expensive in Russia) da fighetto – che sono riuscito a non perdere – quel che scrissi là all’epoca:

Il russo è una lingua ricca, ma per le due categorie di pace e mondo c’è una parola sola: MIR.
Gli atei di tutti i paesi hanno la propria chiesa qui fuori attraccata sulla Neva.
Grigia e morbida come l’acciaio, da qui è partita la più forte spinta evoluzionista nella storia dell’uomo.
I russi non hanno mai perso una guerra, su Mosca non è mai passato nessuno, sono morti in ventisette milioni per spazzare via il nazismo dalla Terra.
L’europa ringrazia la loro storia con il delirio comparativo da talk fucking show tra Hitler e Stalin, tra il capoitalismo di stato scambiato per comunismo e la dittatura intesa senza coscienza.
E cosa importa se qui un uomo con la debolezza di amare come Brecht sia misconosciuto, lui sapeva che nulla di quel faceva l’autorizzava a sfamarsi, che mancava a chi ha sete un bicchiere d’acqua, che forse sarebbe stato intenzionalmente dimenticato.
I russi sanno che il popolo va guidato con mano ferma e per loro non è tollerabile la disgregazione della loro madre patria, tantopiù quando la direzione separatista si muove in direzione contraria a quella del pianeta.
La Terra gira da ovest verso est e San Pietroburgo è otto ore nel futuro rispetto a New York.
Forse per una forma di empatia che identifica la terra con la Terra, la Russia è l’unico posto al mondo in cui i nazionalisti possono anche essere delle brave persone.
Se tu ti proponessi di recitare te, su questi marciapiedi le scarpe suonano diversamente, i nasi – quando non spariscono per la fantasia degli autori – sono meravigliosamente all’insù e i ballerini del teatro Mariinsky mostrano a quale superiore ordine di bellezza la disciplina possa condurre.
D’altra parte, dall’altra parte c’è un uomo nero grandioso per i più che sembra non lasciare gli ammalati poveri per strada, ma ha la prestesa di esportarsi tra le beghe altrui, e lo fa solo per i soldi, per i soldi.
Dall’altra parte, la sfiga degli sfigati ha viaggiato nella forma di lettering dalla periferia al centro sui vagoni della metro.
In questo mezzo europeo contingenete non ci si domanda più da che parte stare.
Perchè la domanda è malposta e non ha senso proseguire oltre.
Ma il tempio pagano dell’uomo è attraccato qui fuori, sul fiume di lacrime che ha preso a calci il Dottor Stranamore.

Eh sì che l’anima mi si volge a te, anche se.

Foto mie, testo di Giovanni e mio, qui ce ne sono altre.

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