Genova, Delitto nell’arte, è giallo vernice

Genova - 1995 - graffito del maestro newyorkese del writing, che ora sarebbe chiamato street art(ist), Phase II, classe 1955, realizzato nell'ambito del progetto coloriamo nel 1995 - nella l'opera realizzata nel sottopassaggio davanti alla stazione Brignole in Via Cadorna

Resisteva da quindici anni pur senza avere mai visto il sole, una dozzina di metri di linee e colori tracciati con la vernice spray sul muro del sottopassaggio di via Cadorna, davanti alla stazione Brignole. Un pezzo misconosciuto di storia dell’arte contemporanea, il cui valore è difficilmente quantificabile sia in ambito economico, sia (soprattutto) culturale.
Cancellato nell’agosto dello scorso anno con un’anonima mano di ignoranza tinta di giallo.
Nonostante fosse abbandonato al degrado dell’entropia urbana, come scriveva qualche anno fa Silvia Pedemonte su questo giornale, dopo aver resistito anche ai vandali più accaniti, è caduto sotto le pennellate di un tentativo raffazzonato di riqualificazione del sottopasso, per fare da sfondo soffocato, qualche giorno dopo, alle tristemente note scritte di ispirazione puerile o calcistica.
L’autore di quel dipinto perduto si chiama Phase II, al secolo Lonny Wood, newyorkese classe 1955, leggenda vivente di una nicchia culturale e artistica, tanto contemporanea da mancare di una storiografia sistematica, dal nome secco: “writing”, scrivere.
Nei primi anni settanta, armato – e la parola non è usata in senso del tutto metaforico – di bombolette spray, insieme ad altri precursori, Phase II dipingeva il proprio nome sui vagoni della metropolitana di New York, in una forma di rivendicazione esistenziale che diffondeva il proprio alfabeto dalla perferia al centro, correndo sui binari del trasporto pubblico. Quello stesso urlo ancestrale che, a passi di breakdance sul ritmo della musica rap, in una quindicina di anni si è rapidamente diffuso in tutto l’occidente assumendo le caratteristiche ora di “sottocultura”, ora soltanto di moda. (Moda peraltro discutibile, caratterizzata da braghe larghe, vestiti oversize e cappellini da baseball con la visiera dritta).

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Un codice di linee, lettere e nomi innestato frontalmente nel tessuto urbano che, a causa dei suoi natali intrinsecamente illegali, non viene quasi mai considerato nei suoi aspetti puramente estetici ed espressivi. Anche se non può essere commercializzato nelle gallerie senza essere snaturato, come un pino marittimo che non si può trapiantare, anche se non può essere compreso quando viene slegato dai suoi presupposti primordiali di intervento attivo su un circostante che opprime, il writing ha una sua digità artistica che gli viene ormai riconosciuta anche negli ambienti più conservatori della cririca d’arte.
E il buio di un muro genovese ne ospitava un prezioso esempio storico ormai perduto,
Nel 1995, attraverso una straordinaria interazione tra il Comune e il liceo artistico Paul Klee (ora Klee – Barabino), diverse classi di studenti cambiarono il volto ai sottopassaggi di Genova, nell’ambito dell’iniziativa “ColoriAmo”, con la A tanto maiuscola da avere un successo enorme, diventare un caso unico in Italia ed essere seguita a modello in altre città. In questo felice contesto nacque la collaborazione con Claudio “Sid” Brignole, genovese, pioniere nazionale del writing e all’epoca direttore della mitica rivista di cultura underground “Aelle Magazine”, che porta a dipingere il maestro newyorkese Phase II nel sottopassaggio di via Cadorna.
“Guarda, per come era stato ridotto, con quelle scrittacce, nascosto dietro la bancarella del fiorista, è quasi meglio che sia stato coperto”. Informato via mail dell’avvenuto scempio, la risposta dell’ex-direttore Sid inizia subito amara. “Il fatto grave è che nessuno si sia mai minimamente reso conto che quel graffito fosse un’opera d’arte di valore inestimabile, realizzata da uno dei padri fondatori di una cultura espressiva diffusa in tutto il mondo. Ed è una caratteristica, non vorrei sembrare polemico, tipicamente ligure, questa di non essere in grado di valorizzare il proprio patrimonio. Pensa che a Pisa è stato recentemente protetto sotto vetro un muro con un graffito di Keith Haring…”
Mentre gli studenti del “klee” continuano a decorare i sottopassaggi nonostante il freddo dell’inverno, le foto sgranate del dipinto genovese di Phase II, cancellato in un eccesso di vandalismo culturale, testimoniano il destino, transitorio e mutevole, dell’arte che nasce e muore sulla strada.

Genova - sottopassaggio pedonale fiera di Genova - studenti terza U liceo artistico Klee Barabino al lavoro - il mitico professore Franco Buffarello

ColoriAmo, con la A maiuscola, per restituire i sottopassi ai genovesi

ColoriAmo. Con la A maiuscola. Un progetto che da più di quindici anni inietta colori nel grigio dei sottopassaggi genovesi, in un’interazione virtuosa tra amministrazione comunale, liceo artistico e soggetti privati. Nato nel novantacinque da un’idea di Piero Villa, all’epoca assessore nella giunta del sindaco Adriano Sansa, del funzionario del comune Valter Bertolazzi e del profesorre del liceo artistico Paul Klee (ora Klee Barabino) Franco Buffarello, fu inaugurato con la serie di murales a tema “Falsi d’autore” sotto piazza Portello. Un sottopassaggio decorato dopo l’altro, finanziato da sponsor privati, ColoriAmo piacque alla cittadinanza così tanto da diventare un caso unico in Italia ed essere seguito a modello in altre città, un’occasione di visibilità nazionale per quella Genova che sarebbe diventata capitale europea della cultura nel 2004.
“Non sprecare troppo colore, con il vento si asciuga subito. E metti i pennelli a bagno, che altrimenti si seccano e poi li butti via.” Franco Buffarello, pittore, caricaturista, ripetente perpetuo, 56 anni di cui una quarantina trascorsi al liceo artistico genovese, prima da studente e poi da professore, è ancora lì con i pennelli in mano insieme ai suoi studenti, con la terza U del Klee Barabino a dipingere il logo di Euroflora nel sottopasso che porta al quartiere fieristico.
“Questa è la nostra aula 19, – con un’accumulazione di macchie di vernice sui pantaloni, continua Buffarello senza smettere di dipingere – per i ragazzi è un’occasione impagabile, è come se marinassero ufficialmente, facciamo lezione per la strada e respiriamo la città mentre la decoriamo.”
“Pensa che nel nostro liceo gruppi di studenti e professori organizzano lezioni pratiche fuori dall’orario scolastico, – racconta Daniele Guasco, con l’entusiasmo dei suoi diciasette anni disegnato sul viso – il liceo artistico esiste soltanto in Italia e questa esperienza nei sottopassi contribuisce a proteggerlo dalla crisi della cultura.”
“Quando inziammo il comune si trovò di fronte a qualcosa di enorme, nessuno si sarebbe aspettato tanto successo, tutti coloro che vi parteciparono ne furono entusiasti, la definirei davvero una piccola magia, vissuta negli ultimi seidici anni da migliaia di persone, – aggiunge Buffarello, mentre fa qualche passo indietro per dare uno sguardo d’insieme al murales – nata per sottrarre al degrado i sottopassi e restituirli alla cittadinanza con la mediazione dell’arte.”
Stando attenti a non urtare i barattoli di vernice sparsi sulla strada, sotto lo sguardo affrettato del mutevole pubblico fluido dei passanti, in un’atmosfera in cui l’odore di vernice si disperde nel vento, sarà forse per quella A maiuscola, l’esperienza genovese di coloriAmo continua.

testo e foto © Davide Pambianchi – freaklance.net

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